sabato 4 giugno 2016

Si'.... Viaggiare... Con un ritmo di vita fluente nel cuore

Durante la mia giovinezza ho avuto la fortuna di viaggiare l’Europa in lungo e in largo e mi sono anche concessa mete piu’ lontane, come gli Stati Uniti e i Caraibi.
Ai tempi, Facebook era agli albori, ma se questi viaggi fossero avvenuti negli ultimi anni, sarebbero rientrati nella categoria “vacanze da selfie”, ovvero quelle esperienze che si decidono di fare, non tanto per arricchire il nostro bagaglio personale, ma per ostentarle sui social media, cosi’ da rendere la nostra vita interessante agli occhi altrui.
Vacanze trascorse all’interno di un villaggio turistico, tra tuffi in piscina e lezioni di salsa. Voli lunghissimi e relativo fuso orario da smaltire, semplicemente per “parcheggiarsi” sopra una sdraio in spiaggia, aspettando la serata d’intrattenimento, offerta dagli animatori di turno.
Non c’e’ nulla di sbagliato in tutto cio’. L’ho fatto in passato e mi sono divertita. Trovo pero’ difficile pensare che le destinazioni turistiche possano essere interscambiabili.
In eta’ matura, sono giunta alla conclusione che, se decido di visitare un luogo, voglio che sia unico e speciale. Desidero assorbirne la cultura, i colori, la gente e i sapori. Faccio in modo che le sfumature di quel paese, mi accompagnino a casa, diventando parte di me.

In realta’, sono in viaggio da parecchio tempo. La mia vita e’ diventata un viaggio. Da quando, quindici anni fa, decisi di trasferirmi in un paese straniero.
Vi e’ mai capitato di recarvi in una nuova citta’ e sentirvi a vostro agio, avendo la sensazione di averci vissuto da sempre? I luoghi visitati sono familiari immediatamente. Abbandonando la mentalita’ del turista, vi lasciate inghiottire dalla nuova realta’, diventandone parte.
Cosi’ per me e’ stato, quando mi sono recata a Londra per la prima volta.  Io, ragazzina cresciuta in un paesino tanto statico quanto nebbioso, mi sono lasciata stregare dal fascino della citta’ piu’ cosmopolita al mondo.
Sono partita con una valigia in mano e un piccolo gruzzoletto. Ho sofferto, ma ho stretto i denti e sono andata avanti. Londra mi ha dato tanto: le mie meravigliose creature sono nate qui e all’eta’ di quattro anni, hanno sperimentato piu’ di quello che una persona di media eta’ possa fare in provincia.
Questa citta’ mi sfida quotidianamente a confrontarmi con persone totalmente diverse da me. Mi obbliga ad interrogarmi e mettere in discussione i miei valori e pensieri. Sono cresciuta, prendendo le distanze da stereotipi, che a lungo andare, avrebbero potuto fossilizzare la mia mente.
Allo stesso tempo, Londra mi ha tolto. Mi ha negato la possibilita’ di coltivare le amicizie lasciate in Italia, poiche’, nonostante sia rimasto l’affetto, la complicita’ si costruisce giorno per giorno.
Anche dopo molti anni, mi sento una specie di “outsider”:  rimarro’ sempre straniera in una terra che comunque ritengo mia. Ho spesso l’impressione di dover dimostrare agli inglesi di meritarmi di vivere nella loro nazione. Da quando mi sono traferita, ho constamentemente cercato di lavorare sodo, senza chiedere molto in cambio al paese che mi sta ospitando.
Vivo nella dinamicita’ della metropoli e cio’ significa che non ci sono grandi certezze. Quello che puo’ essere vero un giorno, diventa menzogna il successivo. Stringiamo amicizie e ci affezioniamo alle persone, ma dobbiamo essere abbastanza altruisti da accettare che Londra, per alcuni, e’ solo una tappa. Saranno meteore, che ci accompagneranno per parte del viaggio, fino a quando la loro storia personale li condurra’ altrove.
Il secondo viaggio che e’ riuscito a cambiare la mia vita e’ stato in Africa. Un paese dalle mille contraddizioni, che mi e’ entrato nelle viscere e ha ribaltato la mia visione del mondo. I volontari, laici e non, che ho avuto la fortuna di conoscere, sono diventati per me modello di vita e fonte d’ispirazione. Con il loro esempio, mi ricordano ogni giorno che la vita pulsa nei posti piu’ disperati della terra. Mi hanno ridato fiducia in un mondo, che pensavo fosse dominato dall’egoismo. Quotidiani gesti d’amore che, pur non balzando agli onori della cronaca, rendono questa terra migliore. Vite consacrate al servizio dei poveri, dei dimenticati, grazie ad una forza sovraumana proviene da un Essere Superiore.
La purezza negli occhi dei bambini africani, talmente fragili, ma forti al tempo stesso. Non dimentichero’ mai la loro volonta’ d’imparare, la gratitudine per le nozioni insegnate e per i piccoli gesti d’affetto. Mi portero’ sempre nel cuore la loro innata capacita’ di rallegrarsi per qualsiasi cosa. Ho detto ad una ragazzina che sarei ritornata, ma mi sento in colpa per non poter rispettare la promessa. Altri eventi nella mia vita hanno preso il sopravvento e mi trovo spesso a chiedermi dove sia ora.

Il terzo viaggio. Il piu’ significativo ed emozionante: il tragitto dall’ospedale a casa, dopo la nascita dei miei bambini.
Il mondo inizia e finisce in quel groviglio di copertine. Le mie speranze, il mio futuro e la mia vita. Tutto ha un senso e capisco il mio esistere su questa terra. Non importa chi ero e che cosa ho fatto. Sono rinata con l’arrivo dei miei figli. La mia vita comincia adesso. Ora che mi trovo tra le braccia il miracolo piu’ prezioso dell’universo. Questo e’ il mio viaggio preferito: l’avventura di essere mamma di tre bambini.
Attraverso i loro occhi, rivivo esperienze, luoghi e persone, come se non li avessi conosciuti prima. La realta’ circostante e’ colma di possibilita’, che devono solo essere agguantate.
Nei giochi e nelle parole dei miei figli, mi catapulto in un mondo puro, fatto di meraviglia e sete di conoscenza.
Non esistono preoccupazioni e malvagita’, ma solo incanto di fronte alle mille sfumature che compongono la nostra comprensione del Creato.
La loro innocenza elimina preconcetti e pregiudizi, offrendomi l’opportunita’ di aprirmi al mondo, con cuore sereno.
Capisco, allora, che l’aspetto piu’ importante del viaggio non e’ la destinazione, ma la predisposizione interiore con cui accettiamo di essere travolti dagli stimoli circostanti. Piu’ siamo in grado di metterci in gioco, immolandoci al cambiamento e piu’ il viaggio sara’ fruttuoso.

Ho posato la valigia nell’armadio, ma non significa che abbia raggiunto la mia meta; quando il mio finira’, iniziera’ il viaggio dei miei figli e a me rimarra’ il compito di accompagnarli, rendendo la loro avventura unica e  meravigliosa.

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